Saggi e racconti

Ritorna agli approfondimenti Raffigurazione greca di atleti che si preparano al lancio del disco e del giavellotto

[…] Come i poemi omerici mostrano senza possibilità di equivoci, l’etica greca era sin dalle origini fondamentalmente ed estremamente agonistica.

Nel mondo che essi descrivono, le qualità che facevano di un uomo un eroe erano quelle che gli consentivano non solo di emergere, ma di dominare sugli altri in tutti i campi, sconfiggendo i nemici in guerra e mostrando la propria superiorità nei rapporti sociali. Non a caso, nell’Iliade, l’insegnamento dato dal padre Peleo ad Achille che si accingeva a partire per Troia era stato quello di «essere sempre il migliore e superiore agli altri» (Il. XI, 784). Non a caso la stessa raccomandazione era stata fatta dal re dei Lici Ippolito al figlio Glauco (Il. VI, 208). Era questo il lascito che di generazione in generazione i padri trasmettevano ai figli, e a dimostrare sino a che punto questi lo introiettassero stanno alcuni famosi versi di Pindaro: il ritorno in patria di chi ha subito l’onta della sconfitta, egli scrive, avveniva «per obliqui sentieri nascosti».

La sconfitta era il segno dell’inadeguatezza, la vittoria quello del valore: di questo clima era parte la cultura dello sport. E a testimoniare l’importanza che essa continuò ad avere nei secoli sta il prestigio del ruolo assunto in tutta la Grecia dai giochi atletici che si svolgevano a intervalli regolari nelle diverse città, per capire la cui fondamentale rilevanza politica si impone una breve digressione storica.

Statua greca di un pugile

I giochi infatti erano l’occasione nella quale sulla naturale rissosità cittadina prevaleva - anche se solo temporaneamente - la consapevolezza di appartenere a un sistema comune di valori e dell’importanza di questo legame. Questa era, infatti, la fondamentale funzione politica dei giochi.

Raffigurazione greca di maratoneti intenti a correre

Chi si batteva, in quella prima fase, lo faceva solamente per la gloria. Ma con il tempo entrò in uso tributare ai vincitori onori diversi, come i pasti gratuiti a vita, inizialmente peraltro solo simbolici, dato l’altissimo status sociale di chi poteva permettersi di partecipare alle gare. E via via nel tempo i premi e gli onori si estesero, giungendo a prevedere statue dei vincitori da erigere nella città natale, o l’incarico ai poeti più rinomati di comporre odi in loro onore.