L’energia della ricerca e il vento nelle vele
“Capire fino a che punto si riesca a stare bene in mare fino a diventarne parte”. Il design team e lo studio del meteo per “sapere sempre dove voglio andare”.
[…] Costruire una barca spinge a cercare soluzioni diverse, per trovare nuovi punti di forza: si è quasi obbligati a innovare. Il progetto di "Alla Grande-Pirelli", con la sua portata estremamente innovativa, ha un’anima italiana al cento per cento.
Nella vela oceanica è necessario un lavoro di ricerca complesso e conta tantissimo il modo di navigare del singolo marinaio: non è detto che una barca sia la migliore per chiunque, dipende dalle preferenze dello skipper, per questo è essenziale che lo skipper faccia parte del design team, per “vestirsi addosso” il miglior mezzo possibile. L’innovazione fine a sé stessa è un’arma a doppio taglio: può diventare un punto di forza o trasformarsi in una forma di debolezza.

Quando innovi ti prendi una certa dose di rischio, e non è detto che il risultato immediato sia subito il più performante.

Cercare di capire fino a che punto si riesca a stare bene in mare, fino a diventarne parte. Per me questa è la vera motivazione per fare cose che sembrerebbero insormontabili, come affrontare una tempesta o navigare a venticinque nodi sulle onde dell’oceano. Quando ci penso mi viene la pelle d’oca, ma poi in mare mi trasformo. Cerco di connettermi con il mondo attorno a me: analizzo le nuvole, studio le correnti, pianifico la gestione dei tempi di riposo. Tutte cose che devono stare in equilibrio tra loro: non cerco di sfidare me stesso, perché questo potrebbe portare a commettere errori, cerco piuttosto di gestire le energie, di restare in connessione con la mia parte razionale e sapere sempre dove voglio andare.